PRODOTTI TIPICI

Da non confondere con la piadina, la crescia è un prodotto tipico dell’Appennino pesarese. Frontone è la capitale di questa specialità gastronomica, la cui ricetta è stata tramandata per generazioni nel rispetto della tradizione contadina.
La famosa crescia di Frontone viene cotta in graticola, adagiata sui carboni ardenti. Durante la cottura, va spennellata con strutto di maiale su entrambi i lati. Viene farcita a piacere con salumi, formaggio, verdure per trasformarsi in un pasto completo, saporito e molto gustoso.
Il segreto di una buona crescia è naturalmente negli ingredienti: farina di grano tenero, acqua, pecorino, strutto di maiale, uovo, un pizzico di sale e pepe. L’impasto deve riposare per circa un’ora e poi deve essere steso rigorosamente a mano con l’aiuto di un matterello di legno. Prima di essere posta sulla graticola, va “piccata” con una forchetta.L’unicità della Crescia di Frontone è stata recentemente riconosciuta con l’attribuzione della Denominazione Comunale di Origine (De.CO) 
Per meritare il titolo, la crescia deve avere una consistenza morbida, leggermente friabile, un diametro tra i 20 e i 25 centimetri e uno spessore tra i 3 e i 5 millimetri.
“L’aggiunta all’impasto di condimenti come strutto, uova, sale, pepe e, a volte, anche elementi dolcificanti, distingue le cresce dalle semplici piade fatte con farina, acqua, poco sale.” (Piergiorgio Angelini, storico dell’enogastronomia)Sono quattro i ristoranti che hanno ottenuto la certificazione per la crescia di qualità, conforme al disciplinare di produzione:

I FORMAGGI

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Telefono: 347 7176024

Formaggi di capra e pecora, yogurt, ricotta

Salendo al Catria, come in passato, ancor’oggi è possibile ammirare le mucche al pascolo, la cui razza predominante è la marchigiana. Ottima la qualità della carne (giusta marezzatura e tenera), ha una scarsa produzione di latte, appena sufficiente per il vitello. Mentre un tempo aveva una duplice attitudine (carne e lavoro), è ora allevata solo per la carne.

Ancora oggi perno della tradizione gastronomica dei frontonesi, sulla cui lavorazione è incentrato tutto il periodo invernale. Di sua derivazione troviamo: salsicce, fresche e secche, salami, coppa di testa, capocolli, prosciutti e lonzini.

Discende dai cavalli originariamente utilizzati per il lavoro, tiro leggero o sella ed è inserito nel registro anagrafico delle popolazioni equine riconducibili a gruppi etnici locali, istituito con DM 27 luglio 1990. È un cavallo dal temperamento mediamente nevrite, sobrio, robusto, rustico, idoneo allo sfruttamento di pascoli in aree marginali. La carne di cavallo del Catria è ricavata prevalentemente da puledri (macellati preferibilmente da circa 6 mesi a 18-20 mesi) appartenenti alla razza “Cavallo del Catria”, originaria dell’omonimo gruppo montuoso del Catria (zona dorsale centro-appenninica e zone collinari limitrofe).